Quando e perché usare i plantari per sportivi

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Questo articolo prende origine dalla richiesta di informazioni rivolta all’amico Roberto Corona. Tali informazioni hanno contribuito a dissipare in me una serie consistente di false credenze e preconcetti errati circa le ortesi plantari; lo condivido nella speranza che possano servire anche ai miei lettori consentendo loro, d’ora in avanti, di operare delle scelte oculate e consapevoli.

L’Ing. Roberto Corona, laurea magistrale in strutture aerospaziali, è stato per 12 anni Direttore Generale di una tra le maggiori ortopedie a livello nazionale e da sei anni è a capo del progetto Full Speed.

Ciao Roberto è un piacere poter fare una chiacchierata “tecnica” con te che sei un esperto di prevenzione infortuni e performance nello sport e, in particolare – visti i tuoi trascorsi – di plantari sportivi!

Ciao Luca il piacere è mio. Grazie dell’invito!

Allora iniziamo subito!

1) Esistono diversi tipi di plantari? È giusto chiamarli tutti allo stesso modo?

In realtà i plantari sono una unica famiglia che corrisponde a ortesi plantari o plantari ortopedici. Essi sono sempre su misura e personalizzati; su misura perché vengono realizzati sulla forma morfologica del singolo utilizzatore e personalizzati perché hanno correzioni, materiali e strutture differenti a seconda delle singole necessità. Ne esistono di diverse tipologie (in base soprattutto alle tecniche di costruzione) ma sostanzialmente sono equipollenti. Il plantare ortopedico si propone di “correggere” o “curare” disfunzioni ortopediche e patologie a carico del piede o della struttura muscolo scheletrica dell’individuo. 

I plantari così definiti devono essere distinti dalle solette plantari. Quest’ultime sono innanzitutto standardizzate (né su misura né personalizzate) e non hanno nessuna funzione di sostegno, correzione o curativa; servono solo a ottimizzare l’appoggio plantare e ad aumentare il confort del piede. Quindi, quelli che trovi nei negozi della grande distribuzione, in farmacia, Dr. Scholl, Noene, ecc sono solette plantari e non plantari. Questo fa già tanta differenza. Non è raro vedere pubblicità in Tv che utilizzano erroneamente il termine plantari; sono pubblicità ingannevoli perché generano confusione tra le due differenti tipologie. 

differenze tra plantari e solette


2) Concentriamoci sui plantari ortopedici! Com’è possibile, da parte di un utente (o di un Ortopedico), riconoscere un buon prodotto da uno meno efficiente? Per lo meno, com’è possibile capire la serietà di un’azienda che si occupa di questa tecnologia?

Chiarisco innanzitutto un punto fondamentale! I plantari ortopedici possono essere prodotti solamente da due figure professionali con le dovute differenze: Tecnico ortopedico e podologo.

Il podologo può realizzare plantari su misura, ma solo e soltanto per intervenire su patologie o problematiche relative alla parte cutanea o ortopedica – ma limitatamente al piede –  con finalità limitate alla riduzione del dolore e del fastidio.

L’unica figura che può produrre plantari su misura ortopedici, cioè che impattano sul sistema muscolo scheletrico è il tecnico in scienze ortopediche, e il produttore deve essere una officina ortopedica avente le opportune qualifiche e registrata nell’apposito elenco del Ministero della Sanità.

Per quanto riguarda la tua domanda ti dico che c’è differenza tra grandi ortopedie e piccole ortopedie per il numero di plantari prodotti in un anno e quindi l’esperienza degli operatori che li producono. Per quanto riguarda le tecniche costruttive sono le medesime in ogni azienda ortopedica, generalmente si utilizza l’estrusione con fresa cad-cam ma per gli sportivi qualche azienda continua ad utilizzare anche i walkable per il loro ridotto ingombro. Quest’ultima è una tecnica che non ha riscosso molto successo negli anni, in quanto consente di fatto di ottenere solamente un plantare fisiologico che distribuisce meglio le sollecitazioni gravitazionali. Per lo sport si usa perché – come detto – è sottile e ha bassi ingombri nella calzatura.

come si realizza un plantare ortopedico

3) Parliamo allora dei plantari in commercio specifici per lo sport e dimmi cosa ne pensi! Come è possibile per chi fa sport scegliere il tipo migliore per le proprie esigenze?

Attualmente non esiste in commercio un plantare per lo sport. Tutti i plantari che puoi trovare in giro attualmente sono uguali tra loro ed hanno le medesime caratteristiche; il problema non è sceglierne un tipo o un altro, così come non è importante l’azienda ortopedica che li produce, anche se si chiama Ortho..sport o simile. Il problema è che, anche se tecnicamente costruiti al meglio possibile, non saranno mai prodotti capaci di soddisfare le esigenze dello sportivo perché concettualmente non pensati per quell’utilizzo. Come tentare di montare su una Porsche le ruote di un trattore.

4) Scusa! Fammi capire! Mi stai dicendo che tutti gli sportivi, amatoriali e professionisti, che in questo momento utilizzano dei plantari per svolgere l’attività sportiva stanno indossando prodotti non adeguati? Anche quelli che hanno speso fino a 450€ per acquistarne un paio? Ce ne sarà pure qualcuno che risponde adeguatamente ai bisogni di chi fa sport?

Cerco di spiegare meglio il concetto! Tutti i plantari ortopedici attualmente conosciuti e prodotti sono presidi medici nati e pensati per la cura di manifestazioni patologiche e per intervenire in casi di gravi inabilità. In ragione di questo sono stati pensati per un ambito specifico che richiede come obiettivo quello di migliorare una situazione di deficit conclamato. Per tale motivo, passami il termine, sono parecchio invasivi.  Intendo dire che generano dei vincoli molto rigidi agli assetti podalici che condizionano la dinamica del moto anche in maniera molto consistente.

Il concetto fondamentale su cui si basa un plantare ortopedico è fondato su due principi: equilibrare le pressioni che si producono sulla superfice di contatto (aumentandone la dimensioni) e operare delle variazioni dell’assetto podalico, in ragione di una correzione della presenza di qualche disfunzione, attraverso la creazione artificiosa di spinte/scarichi in determinate aree specifiche. Tutto questo avviene pensando concettualmente alla condizione statica dell’individuo.

Ora non fraintendermi! È vero che prima di costruire un plantare ortopedico, ovunque ci si rivolga, si fanno di norma delle prove baropodometriche, anche dinamiche, cioè acquisendo i dati di appoggio plantare in situazione di passo o addirittura di corsa su tapis roulant sensorizzato! Il problema è che questi dati dinamici – purtroppo – non incidono sulla costruzione del plantare! Non perché l’operatore non sappia leggere e/o interpretare i dati (ma ti assicuro che c’è anche quel problema e non è neppure troppo raro) quanto per il fatto che, concettualmente, nella produzione di un plantare ortopedico tutte le informazioni di sollecitazione sono “normalizzate”! Con “normalizzate” intendo che su esse si fanno delle ipotesi molto stringenti: le sollecitazioni sull’appoggio sono solo di tipo lineare e ortogonale alla superficie di appoggio (sostanzialmente le uniche sollecitazioni sono quelle prodotte dalla gravità) e invarianti rispetto sia alle direzioni di sviluppo che ai punti di applicazione.

Questa è, chiaramente, una ipotesi valida solo in caso di soggetto in fase statica ma con buona approssimazione applicabile anche nel caso di spostamenti lenti e unidirezionali tipici del camminamento. Tutto varia quando si hanno, nella fase di moto di un atleta, dinamiche rapide, con forze anche di taglio e torcenti, con cambi di direzione ecc. In questo caso, chiaramente, un plantare pensato e costruito con i principi classici è totalmente inefficiente.

Vengono forniti, dunque, agli atleti, plantari di questo tipo cui, il più delle volte, è stata tolta la componente correttiva e che si limitano dunque alla sola componente fisiologica (cioè a replicare la morfologia della pianta del piede). Se si inseriscono anche le componenti correttive, oltre che creare problemi di ingombro nelle calzature, le correzioni di spinta e di scarico, validati nel modello statico, permangono nelle fasi dinamiche, generando effetti (blocchi, vincoli, sollecitazioni, ecc.) anomali rispetto a quelli previsti per quelle fasi dinamiche.

Esempio: un sostegno di una volta plantare per un caso di piattismo causa interferenze nella fase di appoggio impedendo la corretta pronazione del retropiede in fase di primo contatto con il suolo. Viene compromessa così tutta la fase di ammortizzamento dell’impatto. Poi, chiaramente, l’esperto di turno, dice che sono necessari materiali specifici per smorzare le vibrazioni anomale…

plantari per lo sport
Clicca sull’immagine per ingrandire

5) Ma allora, nel momento in cui un ortopedico, un fisiatra o un medico di medicina dello sport individua che per un atleta è necessario un plantare, che iter si può seguire per rispondere a questa esigenza?

Alla tua domanda rispondo con una domanda!

Cosa intendi tu con: il medico individua per un atleta la necessità di plantare?

È chiaro infatti che stiamo entrando in un universo parallelo differente! Di quale prodotto stiamo parlando? Quello per “malati” che devono essere curati o quello per “normodotati” che ne hanno bisogno perché vogliono esprimere tutto il loro potenziale fisico e atletico senza generare danni?

Cioè il medico ha individuato una patologia e intende prescrivere un plantare ortopedico curativo? Oppure ha constatato che questo soggetto (come tutti i soggetti umani su questa terra!) non è perfettamente simmetrico e che, dato che è un atleta, ha bisogno di un ausilio che lo supporti ad ottimizzare questa sua asimmetria (che oltre che morfologica è anche e soprattutto funzionale)?

È un discorso un po’ analogo a quello di chi porta in officina l’auto quando questa si rompe e chi ce la porta per fare i tagliandi di manutenzione ordinaria! Oppure, per restare in campo medico, tra chi va a fare i controlli preventivi per stare sempre bene e chi si reca dal medico perché non sta bene! Nel primo caso può farsi costruire un plantare su misura da una officina ortopedica

…e invece nel secondo caso che hai citato? Quale è l’iter da seguire per chi vuole migliorare le proprie asimmetrie nella corsa comprendendo (prima) la necessità o meno di avere un plantare. Se il soggetto non ha patologie gravi ma solo leggeri squilibri e gli viene prescritto un plantare ortopedico dove si può rivolgere?

Da nessuna parte!!

Teoricamente ancora dal tecnico ortopedico e dall’ortopedia ma qui viene il problema serio! Queste figure (Tecnico Ortopedico e Officina ortopedica) si occupano, come abbiamo visto, della cura di patologie più o meno gravi e più o meno croniche a carico del muscolo scheletrico e lo fanno con i prodotti tradizionali che abbiamo illustrato prima. Attualmente non esiste in commercio un plantare ortopedico capace di soddisfare le esigenze specifiche di un atleta. Per questo è nato il progetto Full Speed che non propone soltanto un ortesi plantare capace di soddisfare le esigenze posturali di un atleta (perché concettualmente differente da tutte le altre) ma un nuovo soggetto, attualmente non esistente, con una innovativa proposta per lo sport che coinvolge tutti i settori specifici dell’attività sportiva (dalla prevenzione alla performance, dalla nutrizione ai regimi di allenamento, dalla medicina preventiva a quella post infortunio, ecc.). In attesa che Full Speed sia operativa anche per i clienti retail – io consiglio – meglio eseguire esercizi mirati per cercare una correzione dell’appoggio e tonificare la muscolatura. Ma anche in questo caso, è chiaro, bisogna innanzitutto essere costanti e motivati e poi farsi seguire da un professionista che sa cosa fare altrimenti…si rischia di fare solo disastri

6) Ma quello che stai affermando, ti rendi conto che, spiazza migliaia di sportivi che già fanno utilizzo di plantari nell’attività sportiva?

Certo! Domanda ad ognuno di loro se sono soddisfatti! Domanda loro se i plantari che stanno utilizzando, abbiano saputo apportare, oltre forse la sensazione di comodità (che poi è contro ogni principio di performance sportiva) degli effettivi benefici motori e reale soddisfazione! Vuoi sapere come si può determinare il grado di soddisfazione? Chiediamo loro se dopo il primo paio acquistato (spesso a prezzi carissimi) ne hanno ricomprato un secondo paio! Ci sarà un motivo se la maggior parte degli atleti professionisti non li usa e non li vuole usare! Nella vita – ho imparato! – è fondamentale nel processo di comprensione di determinati fenomeni farsi le giuste domande e darsi le risposte più razionali possibili.


Ora io avrei almeno altre 100 domande da farti e sicuramente ne approfitterò la prossima volta che avremo l’occasione di sentirci. Ma se i nostri lettori avessero dei dubbi, come possono contattarti?

Sono sicuro che quello che ci siamo detti oggi generi tantissime altre domande! Io sono a disposizione per dare altre informazioni “mirate” rispetto alle vostre curiosità. Spero di essere stato chiaro. Potete contattarmi via mail a questo indirizzo: fullspeed@europe.com oppure roberto.corona@live.it.

Grazie per la piacevole chiacchierata. Che dire ancora… Buono sport a tutti!

Potete leggere il secondo articolo sui plantari a questo link.

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