Il microbiota: cos’è e quali ruoli svolge

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(Aggiornato al 21/04/2021)

L’alimentazione è ritenuta una variabile fondamentale in grado di influenzare la salute e tutte le attività che vengono svolte durante la propria giornata (sport compreso); ma ci si chiede mai come vengono assorbiti dal nostro organismo gli alimenti che ingeriamo? Quali sono le condizioni ideali affinchè il nostro corpo possa assimilare ed interagire al meglio con quello che mangiamo?

Faccio un esempio banale per capirci meglio; a volte vengono prescritte proteine in polvere per quei soggetti (solitamente sportivi) che non riescono ad ingerire una quota sufficiente di questo macronutriente con l’alimentazione. Purtroppo per alcuni individui questo tipo di integrazione può dare problematiche di natura intestinale (ne abbiamo parlato nel nostro articolo dedicato agli aminoacidi essenziali); le persone che vanno incontro a questi effetti collaterali, siamo sicuri che assimilino tutte le proteine in polvere ingerite? Gli effetti collaterali che si presentano, quali ripercussioni possono avere nei confronti della salute (ed eventualmente della performance)?

Quello sopra è solo un semplicissimo esempio di come quello che mangiamo può influenzare la funzione del nostro apparato digerente. Il nostro intestino infatti è colonizzato da una moltitudine di microbi (soprattutto batteri, ma anche virus, funghi e protozoi) che vivono in simbiosi con il nostro organismo influenzandosi reciprocamente. L’insieme di questi microbi si chiama Microbiota intestinale.

Il termine “Microbiota” compare per la prima volta nella medicina nel 2001.  Le scoperte successive hanno permesso di approfondire le forti correlazioni che esistono tra le caratteristiche del Microbiota, il nostro benessere e le malattie; non solo, stanno emergendo sempre più connessioni tra caratteristiche del Microbiota e la performance sportiva.

Ma andiamo per ordine e cerchiamo prima di comprendere nel dettaglio cosa sia il Microbiota, l’associazione con il nostro stato di salute e le indicazioni che si possono trarre per potenziare il nostro benessere.

*ATTENZIONE: le informazioni contenute sul nostro blog sono esclusivamente a scopo informativo, e in nessun caso possono costituire o sostituire parere e prescrizione medica e specialistica. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti prima di modificare il proprio regime alimentare e di integrazione!

Differenza tra Microbiota e Microbioma

Il Microbiota è l’insieme di batteri (soprattutto), virus, funghi e protozoi che vivono in simbiosi con il nostro organismo. Il Microbioma invece è il patrimonio genetico del Microbiota; più avanti vedremo perché è così importante. Ma dove si trova il microbiota?

Una grossa parte del microbiota si trova nell’intestino, ma una parte di esso si trova anche nella bocca, nei polmoni, nell’apparato uro-genitale, sulla pelle, occhi ed orecchio esterno. Da qui è possibile capire come possa interagire con diversi organi ed apparati del nostro corpo.

La sua importanza si comprendere meglio da questi numeri:

  • Il peso medio del Microbiota può variare da 1 a 2.7 Kg (The sientist 2014), contando più di centomila miliardi di batteri, virus funghi e protozoi.
  • Più del 99% del corredo genetico presente nel nostro corpo, è di origine batterica. Mi spiego meglio: se noi andiamo a sommare i geni delle cellule del nostro corpo a quelli del nostro Microbiota, scopriremo che più del 99% di essi è formato dai batteri che vivono in simbiosi con noi. Da qui l’importanza del corredo genetico del Microbiota, che abbiamo detto chiamarsi Microbioma.

In questi primi 20 anni di studi, il Microbioma è stato correlato a diversi aspetti della nostra salute (li vedremo nel dettaglio successivamente), allo stress, al sovrappeso, all’ansia, alle infezioni, alle malattie (cancro al colon-retto, cardiovascolari, autoimmuni, ecc), alle allergie oltre che alla performance sportiva.

Non solo, se circa 1/3 di questo è simile da persona a persona, per il restante può differire tra i vari individui ed allo stesso tempo è estremamente modificabile con lo stile di vita. La composizione del Microbioma è quindi più variabile di quanto sia il nostro corredo genetico, fornendo un potenziale link in grado di avere un impatto importante nei confronti delle malattie, del benessere e della performance sportiva.

Salute del microbiota: una questione di equilibrio

I batteri presenti nel nostro intestino possiamo classificarli in eubiotici (cioè “buoni”, che hanno un impatto positivo nei confronti della nostra salute) e patogeni (cioè “cattivi”). In un organismo in piena salute, l’ecosistema del nostro “tubo digerente” è particolarmente ricco di batteri eubiotici che tengono a bada gli effetti di quelli patogeni. In condizioni ottimali il nostro Microbioma intestinale aiuta nella digestione degli alimenti, protegge contro quei microorganismi che portano malattie e produce alcune vitamine, oltre a tante altre funzioni (vedi immagine sotto).

Non solo, ha un doppio legame con il sistema immunitario; infatti quest’ultimo condiziona la colonizzazione dell’intestino, e i batteri influenzano la produzione di globuli bianchi. In più il Microbioma ha la stessa doppia influenza con il sistema nervoso enterico (che regola le funzioni dell’apparato digerente), che a sua volta è legato al sistema nervoso centrale.

Un microbioma alterato (vedremo poi quali sono le condizioni che determinano questo rischio) non solo fatica a combatte in maniera efficiente i batteri patogeni, ma non svolge neppure le proprie funzioni in maniera adeguata; ovviamente l’ecosistema del Microbiota è strutturato per far fronte alle carenze di alcune specie con altre specie di batteri (sempre “buoni”, ovviamente), ma oltre ad un certo limite di alterazione, si può andare incontro a disbiosi intestinale.

Tali situazioni possono dare origine a sintomatologie intestinali ed extraintestinali, correlate alla gravità della disbiosi e allo stato di salute. Questo acquisisce ancor più importanza per quei soggetti malati sottoposti a terapie o per gli sportivi sottoposti a grandi carichi di lavoro. Ovviamente è possibile prevenire le problematiche associate al microbiota ed intervenire per cercare di risolvere i problemi; lo vedremo meglio nei prossimi capitoli.

Quello che è importante comprendere, è che con i metodi di analisi moderni si può fare di più che verificare i casi di disbiosi, cioè mappare l’intero microbioma intestinale; questo non fornisce solamente informazioni sullo stato di salute/malattia (per il quale sono necessari esami più semplici) ma permette di capire come il Microbioma intestinale si adatta al nostro stile di vita e all’ambiente in cui viviamo; questi dettagli non sono banali, perché se interpretati da personale competente, possono indicarci vie utili per migliorare il nostro stato di benessere.

Non solo intestino

Abbiamo visto sopra come la maggior parte del Microbiota umano sia localizzato nell’intestino, che è anche quello più studiato e di cui si hanno maggiori informazioni; ma tutta la superficie del corpo umano (bocca, pelle, occhi, orecchi, organi genitali, ecc.) a contatto con l’ambiente è occupata dal nostro Microbiota, ed è costante fonte di studi e di approfondimenti scientifici.

Facciamo l’esempio della bocca: presenta circa 700 tipi di batteri diversi, dei quali non è assolutamente facile comprendere quali siano stabilmente parte della mucosa e quali provengano dall’esterno (dal cibo ingerito da poco tempo, per esempio). Ricerche recenti hanno scoperto come l’utilizzo di collutori con all’interno Clorexedina riduce la presenza di batteri fondamentali per la sintesi di Ossido Nitrico (un potente vasodilatatore) con la conseguenza di poter incrementare la pressione arteriosa (Tribble e coll 2019). Per approfondire (senza discriminare l’uso dei collutori), vi invito a leggere il paragrafo “Attenzione ai collutori antibatterici” nel nostro post dedicato al Succo di Barbabietole.

Altro esempio è quello della così detta “Armatura Microbica”, cioè la parte del Microbiota presente sulla pelle; essa presenta tipi di microorganismi che interagiscono con quelli dell’ambiente e le cellule dell’epidermide. Le cellule del microbiota cutaneo sono coinvolte nell’eliminazione delle cellule morte della cute, nei processi di cicatrizzazione delle ferite e nella “comunicazione” con altri sistemi dell’organismo come quello immunitario. Tutto questo permette di comprendere come in futuro, una maggior conoscenza del funzionamento del microbiota, possa avere anche importanti ripercussioni in dermatologia e nello studio della malattia della pelle.

Dopo aver visto le caratteristiche del Microbiota, andiamo ora ad approfondire quello che attualmente emerge dalla ricerca scientifica.

Scienza, conoscenza e microbiota

Ormai diversi studi hanno dimostrano come un microbioma più efficiente sia tipico di quelle popolazioni che hanno uno stile di vita particolarmente attivo, si nutrono con alimenti prevalentemente di origine naturale ed hanno un maggiore rapporto con un ambiente naturale e con gli animali. Tutto questo contribuisce ad avere un microbioma estremamente vario, in grado di impedire la proliferazione di specie patogene che limitano la funzionalità del nostro organismo e causano malattie. Non a caso, persone che soffrono di determinate patologie hanno un microbioma più limitato o caratterizzato dalla presenza di particolari batteri (Fonte Progettomicrobiotaitaliano).

È importante comunque precisare che in molti di questi casi si parla di “correlazioni” e non sempre di “causa effetto”. Mi spiego meglio:

  • Facciamo un esempio di rapporto “causa-effetto” (anche se non è relativo al Microbioma). Se il mio introito calorico giornaliero è molto superiore alla mia spesa calorica giornaliera (per un periodo prolungato) ingrasserò! In questo caso, il surplus calorico giornaliero è la causa, mentre l’aumento di grasso corporeo è l’effetto, perché fisiologicamente l’organismo accumula le calorie non consumate sottoforma di lipidi.
  • Un esempio invece di “correlazione” può essere quella esistente tra una particolare caratteristica del Microbioma e la presenza di una determinata malattia nel caso in cui non si conosca ancora con precisione il legame fisiologico tra le 2 variabili. In questi casi, ad esempio, potrebbe essere la malattia a causare l’alterazione del microbioma, oppure viceversa, oppure altre variabili potrebbero influenzare il microbioma e la presenza della malattia.

Questi esempi sono fondamentali per comprendere come mai nello studio del microbiota si parli in diversi casi di “correlazione” ed in altri di rapporto “causa-effetto” (o meglio concausa-effetto, perché le cause di una malattia o di una situazione fisiologica potrebbero essere diverse). Sono fattori fondamentali da tenere in considerazione quando si approfondiscono questi argomenti.

Ma cerchiamo ora di chiarire i dubbi che insorgono dopo quanto scritto fino ad ora, partendo da una visione d’insieme, per poi fornire i migliori consigli per interagire al meglio con il proprio Microbiota.

Una visione d’insieme: Io ed il mio Microbiota

Per comprendere al meglio questi legami, in Italia è nato il Progetto microbioma Italiano che ha come Direttore del progetto Fabio Piccini, autore di diversi libri sul Microbioma e sul Biohacking.

Con questo esame, ogni utente avrà a disposizione la mappatura del proprio microbioma intestinale offrendo informazioni che possono essere utili a persone qualificate (come dietologi o altri specialisti) per indirizzare il soggetto verso uno stile di vita in grado di potenziare il suo stato di salute. Non solo, la raccolta anonima dei dati permetterà di avere un quadro abbastanza preciso delle caratteristiche del Microbioma intestinale della popolazione Italiana, fornendo ancora più informazioni su quanto il nostro stile di vita incida sui microorganismi presenti nel nostro intestino.

Ma quali sono le variabili precise che incidono sulla composizione del Microbioma? La colonizzazione del Microbioma inizia appena nati e viene definito nel tempo dall’interazione con l’ambiente e dallo stile di vita. L’età, il sesso, lo stato di salute, l’assunzione di farmaci, l’alimentazione, l’attività sportiva, l’esposizione ad inquinanti e contaminanti, la presenza di animali domestici ed il contatto con l’ambiente naturale sono tra le variabili dello stile di vita che maggiormente influenzano la composizione del microbiota.

Fortunatamente, la gran parte delle variabili che influenzano positivamente (o negativamente) la qualità del nostro Microbiota, sono comuni ad altri ambiti del benessere; ad esempio sortiscono un effetto positivo una dieta variata e ricca di alimenti vegetali, un’adeguata pratica sportiva, l’assenza di fonti inquinanti e contaminanti, la riduzione dello stress, ecc. Hanno invece effetto negativo lo stress, il masticare poco il cibo (aspetto molto trascurato), le sostanze di abuso (fumo, alcoll, droghe, ecc.), l’utilizzo non giustificato di medicinali ed antibiotici, ecc.

Oggi si tende anche a parlare di “resilienza del microbiota intestinale“, cioè la proprietà di ritornare velocemente ed efficacemente ad uno stato di salute dopo uno stress (fisico, mentale, ecc.) elevato. In altre parole, la resilienza del microbiota di un individuo sano eviterebbe la disbiosi, permettendo al microbiota di ritornare ai livelli di base anche dopo stress che invece comprometterebbero l’equilibrio di un microbiota “non resiliente” (Dogara et al 2020). Uno dei fattori predominanti correlati alla resilienza, sarebbe proprio la variabilità del microbiota (cioè dei microganismi presenti), ottenibile prevalentemente con uno stile di vita adeguato ed attento alla salute intestinale (vedi capitolo successivo).

Alcuni autori (Segata 2020) indicano come le popolazioni occidentali (maggiormente esposte all’inquinamento e a diete ricche di alimenti raffinati e di grassi) abbiano un microbiota intestinale dotato di una minore ricchezza batterica, rispetto alle popolazioni non occidentalizzate. Non solo è stato visto come la ricchezza batterica delle popolazioni non occidentalizzate, fosse maggiormente affine a quella dei nostri antenati (comparati a quelli della mummia “Iceman” di Bolzano, che ha 5300 anni), ipotizzando una tendenza a “perdere” questa diversità con regimi alimentari poco vari, stili di vita poco attivi e poco contatto con la natura.

Nell’immagine sopra potete vedere una semplificazione di come ci sia un legame veramente solido tra ogni individuo il “proprio” microbioma. Ma vogliamo andare più nel dettaglio e capire quali sono quelle variabili dello stile di vita che, più di altre, possono avere un impatto positivo nei confronti del Microbiota e come approfondirne la conoscenza. Le ritroverete nel prossimo capitolo.

Attività concrete

Da quanto scritto sopra, è possibile ipotizzare come la salute del microbiota (che inevitabilmente influenza anche la nostra) sia correlata a diversi fattori; di conseguenza, è l’insieme delle abitudini a fare la differenza, non il singolo alimento o l’integratore del momento a determinare l’efficienza della popolazione microbica che “frequenta” il nostro intestino ed il resto del nostro organismo.

Sotto riportiamo alcuni consigli per informarsi ed agire concretamente:

  • Segui uno stile di vita corretto; tu ed il tuo microbiota ne trarrete doppiamente beneficio.
  • Se hai sintomi che possono far intuire un caso di disbiosi (li abbiamo visti sopra), vai dal tuo medico che ti prescriverà gli esami necessari.
  • Approfondisci ulteriormente le variabili che influenzano il Microbioma; quando si va alla ricerca di contenuti su argomenti molto “giovani” è importante aggiornarsi con i libri pubblicati più recentemente o seguire gli autori che lavorano tutt’ora su tale ambito. Per questo consiglio il testo Microbioma, intestino e salute (di Fabio Piccini) e, il più recente, Microbiota, L’amico invisibile.
  • Se invece sei particolarmente curioso di conoscere meglio il tuo microbioma per comprendere eventuali atteggiamenti individualizzati che possono aiutarti a stare meglio, allora puoi partecipare al Progettomicrobiotaitaliano. È comunque da considerare che gli esiti di tali esami (oltre ad essere abbastanza costosi) richiederanno l’interpretazione da parte di personale medico competente in materia.

Possiamo quindi concludere come sia importante considerare il nostro corpo come un elemento che vive in simbiosi con il nostro Microbiota; è un passo non facile da fare, perché idealisticamente abbiamo sempre pensato a noi stessi come un qualcosa che interagisce solamente con l’ambiente esterno. Acquisire conoscenze sull’interazione con il nostro Microbiota ci aiuterà ad avere maggiori indicazioni per stare meglio e diventare più efficienti.

Tutto questo sarà possibile solamente se da parte nostra ci sarà la volontà di fare le scelte più corrette al fine di raggiungere questo obiettivo; probabilmente è questo il “passo” più difficile da fare, ma anche quello che ci permetterà, nel lungo termine, di stare meglio ed essere più felici con noi stessi.

Per gli sportivi e per chi ha uno stile di vita attivo, consigliamo di leggere anche il nostro articolo Microbiota e performance atletica.

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 Autore dell’articolo: Luca Melli (melsh76@libero.it) preparatore atletico AC Sorbolo, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 ed Istruttore di Atletica leggera GS Toccalmatto.

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