Allenare nel settore giovanile: filosofia e metodologia, il pensiero guida dell’allenatore.

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Di Andrea Pagan*

PREMESSA

La seguente relazione è basata da una lezione svolta dal responsabile del settore giovanile del Calcio Padova, il Prof. Giorgio Molon.

LA RELAZIONE

Per poter sviluppare una propria filosofia bisogna iniziare subito bene e sfruttare il gioco del calcio come strumento educativo per la crescita dei propri ragazzi .

Un metodo corretto di insegnamento è quello che il ragazzo esplori il proprio mondo, lasciandolo giocare e mettersi al suo servizio e non il contrario come capita spesso.

Riuscire a conquistare i propri ragazzi con un comportamento definito e non istintivo portando il ragazzo ad essere motivato perché la motivazione è la chiave dell’apprendimento, non si può insegnare a chi non vuol imparare.

Un mister deve calarsi nel contesto in cui ha deciso di insegnare, la differenza principale tra una prima squadra e il settore giovanile è che nel settore giovanile il primo obiettivo è il divertimento invece con una prima squadra è la vittoria.

Questo non significa che nel settore giovanile la vittoria non conti, anzi la vittoria deve essere strumento di motivazione e continuità ma non deve essere definito come primo obiettivo nei programmi di un buon allenatore razionale.

Il mister deve saper dare un’educazione alla vittoria senza sottolineare troppo sconfitte o errori commessi, ma anzi andando a incoraggiare il ragazzo sugli aspetti positivi avvenuti durante la partita.

“In sostanza meglio perdere una partita che perdere un giocatore”.

Prof. Giorgio Molon

Essere allenatore significa prima di tutto essere se stessi e non imitare altri colleghi, saper motivare il ragazzo indirizzandolo a certe attività, dando indicazioni e dimostrando il beneficio che ne può trarre.

Per poter essere convincenti bisogna saper comunicare e trasmettere nel modo più efficace, che non sempre può essere la parola o la comunicazione verbale ma anche l’utilizzo di gesti e atteggiamenti, avere l’attenzione dei ragazzi e del gruppo è un obiettivo fondamentale, non da meno è saper essere un ottimo insegnante, cioè portare i ragazzi al raggiungimento dell’obiettivo prefissato nel più breve tempo possibile, senza però rischiare di compromettere il buon apprendimento per voler velocizzare i tempi.

Nell’insegnamento si deve essere bravi anche a facilitare l’apprendimento del ragazzo semplificando i compiti da svolgere semplificando un qualsiasi gioco o esercitazione, dando fiducia ai ragazzi e non mettere apprensione e paura.

Ovviamente per insegnare la tecnica bisogna prima di tutto conoscerla, lo stesso vale per i regolamenti (poco diffuso nel calcio sia a livello professionistico che dilettantistico).

Non si può insegnare se non si è coscienti di quello che si propone, una cattiva impostazione del movimento e una scarsa correzione del gesto non può essere un ottimo insegnamento.

Dare al gruppo la propria filosofia di lavoro, di conseguenza se i ragazzi assorbono bene i metodi e le idee dell’allenatore diventerà molto più semplice diventare il leader del gruppo essendo un riferimento d’insegnamento positivo sia calcisticamente che socialmente.

La bravura di un ottimo tecnico deve essere anche quella di saper leggere e impostare modifiche nel proprio lavoro o nella singola partita osservando e non guardando l’esperienze altrui.

Un tecnico che guarda…. ..non osserva.

Prof. Giorgio Molon

Bisogna sapere osservare i singoli reparti, le singole situazioni e il gioco collettivo dell’intera squadra, così si possono apportare modifiche costruttive per il proprio lavoro.

Non tutti sono fortunati di poter contare in strutture efficaci e organizzate, però bisogna saper organizzarsi per poter dare alla propria squadra un ambiente dove potersi allenare con stimoli e intensità trovando nella propria fantasia o esperienza le soluzioni migliori.

L’ultima caratteristica che un buon mister deve avere e saper trasmettere fiducia e divertimento portando armonia all’interno dello spogliatoio e del campo, inventandosi situazioni nuove in momenti meno attesi dai ragazzi, come allegria e gioco per tutta la seduta dopo aver subito un sconfitta pesante.

Tutte queste caratteristiche non si possono costruire e formare se uno non ha una passione per questo ruolo, perché essere un buon conoscitore della materia non significa avere la passione per poter svolgere un ruolo così importante.

Porsi degli obiettivi è il sistema migliore per capire se si è sulla strada giusta, ognuno deve capire cosa vuole e dove vuole arrivare, ma una volta fatto chiarezza sulle proprie aspettative e possibilità si deve cercare di raggiungere l’obiettivo che può essere a corta o a lunga scadenza.

Così si comincia a capire quale siano i propri limiti facendo sempre tesoro della propria esperienza, un bagaglio importante da tenersi sempre stretto e utilizzare nel modo migliore.

Bisogna saper incidere sia calcisticamente ma soprattutto educativamente mettendo disciplina e ordine facendo rispettare determinate regole che nel tempo i ragazzi potranno beneficiarne anche fuori dal gioco del calcio.

E’ importante saper utilizzare i propri appunti, difficilmente uno può ricordarsi tutto quello che succede nell’arco di una o più stagioni (partite, allenamenti, corsi….).

Avere poche idee ma chiare (conoscenza e competenza) e soprattutto un proprio credo cioè certezze che possono essere esperienze passate ma anche realtà presenti che funzionano bene, continuare sulla stessa strada, se questa sta portando risultati, ma appena si evidenzia qualche problema mettersi subito in discussione cercando di trovare il motivo e la soluzione.

Le proprie idee devono avere questi punti fondamentali: proprie caratteristiche, il sapersi calare nel contesto dove si lavora, saper gestire il gruppo e i singoli, avere un’ idea su come sarà il calcio del futuro e come lo è stato in passato.

Per concludere bisogna ricordarsi sempre di mettersi in discussione, cercare sempre di migliorare, farsi un auto valutazione, dalla singola seduta all’intera stagione, confrontarsi spesso con gli altri e approfondire le situazioni ritenute più interessanti per il proprio miglioramento e futuro, di tutto questo ne beneficerà l’allenatore ma molto di più i nostri ragazzi.

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