Antonio Romagnolo: un “prof” nel massimo campionato Maltese

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Nei nostri campionati di calcio, spesso vediamo lavorare bravi allenatori e preparatori atletici stranieri. Bravi, ma non più bravi di quelli nati e cresciuti nel bel paese. A dirlo sono i risultati e gli apprezzamenti che arrivano dai campionati esteri verso i nostri professionisti del settore tecnico-tattico-atletico.
Abbiamo seguito da vicino la realtà del campionato Maltese e più attentamente il lavoro, straordinario, che stanno svolgendo Giovanni Tedesco e Antonio Romagnolo, il primo allenatore ed il secondo preparatore atletico del Floriana.
Giovanni Tedesco ha preso in mano la squadra in posizioni di classifica difficilissime al termine dello scorso campionato, conducendola all’insperata salvezza, il rinnovo, pertanto è stato meritato, e da qui è iniziato un lavoro molto complesso fatto di mentalità, tattica e condizione atletica. La cultura calcistica maltese non è certo come quella italiana, ma l’ex centrocampista e capitano del Perugia sta lavorando, insieme al suo staff, per far crescere quanto più possibile il calcio a Malta. Se dal punto di vista tattico c’è la mano dell’esperto Tedesco, per quello atletico bisogna dare meriti al suo collaboratore, il siciliano Antonio Romagnolo che, con grande dedizione e professionalità, sta lavorando, con grandi risultati, al processo di crescita del Floriana e dei suoi calciatori. Vogliamo dedicarci proprio all’aspetto atletico, e conoscere da vicino l’esperienza di Romagnolo in quel di Malta. Per fare questo lo abbiamo intervistato in ESCLUSIVA noi di mistermanager.it, grazie all’aiuto del nostro inviato G.Remigare:

Romagnolo, che tipo di preparazione atletica ha trovato nel Floriana quando è arrivato? Cosa è cambiato ad oggi?

“Quando sono arrivato a malta ho trovato un gruppo molto giovane con molta voglia di lavorare. La metodologia e i carichi da noi proposti erano molto diversi da quelli a cui erano abituati cosi è stata una scoperta reciproca continua nel adattare tutta la squadra al nuovo metodo di lavoro.”

Come struttura la stagione dal punto di vista atletico? Prepara l’intera annata o lavora settimana dopo settimana?

“Non seguo una programmazione annuale, perché il mio fine è ricercare l’adattamento specifico alla gara di ogni singolo calciatore, e questo non può essere raggiunto se non con un lavoro continuo che nasce dallo studio del modello gara.
Parlare oggi di “benzina nelle gambe” o di preparazioni giuste o sbagliate è un grande errore, oltre che anacronistico.
L’organismo umano si adatta allo stimolo che gli viene proposto. E l’adattamento è un processo altamente specifico. Tanto per citare un mostro sacro tra gli allenatori
“Avete mai visto un pianista correre intorno al suo piano prima di sedersi per suonare la sua composizione migliore? “ J.Mourinho ”

È per questo che tutto il lavoro svolto deve essere finalizzato alle necessità fisiche e cognitive della partita.

“Durante la settimana l’aspetto principale è il recupero dal ultimo match giocato e la ricerca delle intensità partita con proposte che permettono il mantenimento dell’adattamento sopra indicato.”

Lavorate di squadra con mister Tedesco, è così anche nella scelta delle attività da svolgere?

“Penso di essere fortunato perché godo della sua massima fiducia e di una autonomia nella scelta delle attività.
Detto questo, è vero anche che ogni allenamento viene prima discusso e definito in collaborazione con il mister.”

Ci sono strumentazioni particolari alle quali si affida per il suo lavoro?

“Gli strumenti che utilizzo maggiormente sono i gps, utilissimi per monitorare l’attività svolta dai nostri giocatori. “

Lei oltre ad essere un valido preparatore è anche un riferimento psicologico per i ragazzi, come si lavora a questo aspetto?

“Il mio ruolo mi impone di essere più vicino ai ragazzi, io credo che se devo in qualche modo guidarli e portarli a superare i propri limiti ( spesso mentali ) devo prima di tutto conoscerli, farmi conoscere e essere una persona di cui loro possono fidarsi.
Io credo che il miglioramento di ogni singolo ragazzo non può prescindere da una dose importante di sacrificio e di lavoro e questo non può essere imposto da una figura fredda e distaccata ma deve essere il frutto di un sincero desiderio del giocatore di lavorare su se stesso per migliorare.
Io non sono li per imporgli il lavoro e gli allenamenti ma per aiutarli a prendere coscienza che è una responsabilità loro essere sempre pronti e al 100% , e io sono li per aiutarli.
Poi a livello extracalcistico cerco di essere presente ma mai invadente.”

Si ispira a qualcuno in particolare o segue metodi tradizionali?

“Sinceramente non mi ispiro a nessuno in particolare, nutro una profonda stima per colleghi molto diversi tra loro per approccio e metodologia, ma che hanno con il loro lavoro dimostrato di essere in qualche modo dei “fuoriclasse”.
In linea generale sono molto curioso di capire il ragionamento che è alla base di una scelta fatta da un collega, ma in tutta onestà preferisco sbagliare con la mia testa.
Sicuramente non seguo una metodologia tradizionale, un segno importante sul mio lavoro l’hanno lasciato i lavori del professore Di Prampero e del professore Roberto Colli.”

G.Remigare

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