Lo stretching nel calcio: “statico” o “dinamico”? Utile o dannoso?

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Le tecniche di stretching per migliorare la flessibilità del calciatore si sono evolute nel corso degli anni.

La tecnica di allungamento più datata è denominata stretching balistico e si basa sull’effettuazione di movimenti rapidi con molleggio.

Un’altra tecnica, conosciuta come stretching statico, prevede l’allungamento di un muscolo fino al punto in cui si avverte un certo fastidio e il man
tenimento di tale posizione per un periodo di tempo prolungato; tale metodica è stata utilizzata per molti anni.

Più di recente è stato introdotto un altro gruppo di tecniche di allungamento a cui è stato dato il nome di tecniche di facilitazione neuromuscolare propriocettiva (PNF), consistenti nell’alternare fasi di contrazione a fasi di rilassamento.

I ricercatori hanno dibattuto a lungo su quale di queste tecniche fosse la più efficace nel migliorare la mobilità, ma non esiste ancora un chiaro consenso comune.

Gli esercizi di allungamento devono essere eseguiti non soltanto al termine dell’allenamento e della partita, ma anche verso la
fine del riscaldamento, negli intervalli tra una serie di esercitazioni e l’altra o dopo una sostituzione.
Queste procedure hanno lo scopo:

  • di facilitare i processi di recupero del tendine;
  • di migliorare, con l’aiuto delle esercitazioni di sensibilizzazione neuro-muscolare, la capacità delle componenti elastiche contrattili del muscolo di trasformare parte dell’energia cinetica di caduta in energia potenziale elastica, riducendo così le tensioni che agiscono sui tendini e sulle zone di inserzione. L’energia potenziale elastica viene poi nuovamente trasformata in energia cinetica al momento della fase di spinta verso l’alto.

La flessibilità è definita come la massima escursione articolare possibile da parte di una singola articolazione o di una serie di articolazioni. Il mantenimento di un ampio intervallo di mobilità articolare è considerato da tempo una componente essenziale dell’efficienza fisica del calciatore, ed è importante non solo per una buona prestazione atletica, ma anche e soprattutto per prevenire gli infortuni.

L’obiettivo di ogni programma volto ad incrementare la flessibilità deve essere quello di migliorare l’ampiezza del movimento di ogni singola articolazione, variando l’estensibilità dell’unità muscolo-tendinea, responsabile dello specifico movimento articolare. È ben documentato che gli esercizi in grado di allungare le unità muscolo-tendinee determinano un incremento della massima escursione possibile dell’articolazione coinvolta.

In un recente sondaggio promosso nel più famoso dei Social Network in cui MisterManager.it annovera una cerchia di amicizie considerevole tra Preparatori Atletici e Allenatori di calcio ho voluto lanciare un sasso:

“Stretching nel calcio: utile o dannoso? Dinamico o statico? Che ne pensate, quale utilizzate?”

Beh, le risposte sono state diverse e come si prevedeva diverse sono anche le correnti di pensiero.

C’è chi adotta tutte e due le tecniche di stretching a seconda della fase di allenamento e chi ha risposto (pur senza dare una spiegazione), che assolutamente adotta lo stretching dinamico.

Dannoso fatto prima, durante o dopo l’allenamento. Lo stretching è una disciplina, come tale va fatto con regolerità almeno 5 giorni la settimana, lontano dalle sedute di allenamento e seguendo tutte le prescrizioni (luogo, clima, correttezza nelle esercitazioni, etc.) Per chi voglia approfondire sul sito www.allenarebene.it trovate un saggio sulla materia del Prof. Rovida. Questo il parere di Massimiliano Sorgato che poi aggiungerà: ” Come dice il prof. Rovida per fortuna che nel 99% dei casi è fatto talmente male da non far assolutamente nulla, né bene né male. Io non faccio il preparatore, ma ho avuto la fortuna di incontrare preparatori che vivono questo tempo e si adattano alla scoperte della scienza. Un mister, quando ha un preparatore, dovrebbe ascoltarlo invece che dirgli lui cosa fare! Ormai il calcio è rimasto l’unico sport dove a livello professionistico si veda fare dello stretching prima di una gara. Basta aprire un po’ gli orizzonti nell’ultimo mondiale di atletica (dove la prestazione fisica è al top) non solo non si è visto un atleta farlo, ma il “riscaldamento” è ridotto praticamente a nulla che non sia semplicemente una rivisitazione dei gesti che si andranno a compiere…bah…prima o poi ci arriveremo anche noi”.

Sulla stessa linea d’onda è anche il Prof. Manuele Margheri che replica: ” Completamente d’accordo con Massimiliano… poi, come sempre del resto, dobbiamo anche adattarci alle volontà del mister che, utilizzando il classico esercizio di allungamento per parlare alla squadra, vuole da noi che lo stretching sia inserito nella seduta… allora che si fa?…qualcosa che non danneggi le prestazioni dei nostri atleti e che dia comunque loro la sensazione di aver fatto qualcosa di “utile” (dobbiamo essere anche psicologi! E in alcuni casi psichiatri!!!).

E ancora il Prof. Manuele Margheri (partner di MisterManager.it con il suo www.ilpreparatoreatletico.it): ” Chapeu!!! purtroppo nel calcio (in Italia), viviamo ancora di ricordi e ciò che si è fatto per tanti anni va bene ma se provi a portare delle novità devi fare una fatica immensa per farle accettare! Comunque spero veramente (ma ho i miei dubbi), che presto ci adegueremo al resto degli sport…e per fare questo c’è bisogno di tutti, a partire da noi preparatori che dovremmo avere più forza nel portare avanti le nostre idee…”

Dal canto suo il Prof. Antonello Di Gregorio, anch’egli Preparatore Atletico: ” Lo stretching statico l’ho ridotto al minimo indispensabile per far sì che per i giocatori ci sia quella parvenza di riscaldamento “classico”. Questo è più per una loro questione mentale anche se gli viene detto che quello dinamico è molto più utile ai fini del calcio…. Il dinamico lo uso molto perchè è molto più efficace e gli studi eseguiti in merito lo dimostrano”.

E con lui è molto d’accordo “Leo Messi: ” Sei l’unico che ha capito qualcosa… E’ piu’ un discorso psicologico che hanno bisogno i giocatori che altro… Puo’ essere anche un ritorno alla calma dopo una seduta di allenamento, prima di rientrare nello spogliatoio!!!”.

Il punto è far cultura…soprattutto per chi lavora con i giovani, perché non ci si ritrovi ancora tra 10 anni con abitudini che, invece, dovrebbero essere morte e sepolti da decenni! Che poi nel 99% dei casi sia fatto talmente male da non produrre alcun risultato, né utile né dannoso è un altro discorso. Per calmarsi alla fine dell’allenamento (poi perché a fine allenamento uno dovrebbe essere nervoso?), si possono trovare nuove strade non dannose…” Gli replica Massimiliano Sorgato.

Ma “Leo Messi” replicherà non senza toni polemici: ” …A fine allenamento non si è nervosi!!!….Parlo di ritorno alla calma per il corpo dopo sforzi fisici sostenuti nella seduta!!!…Poi non si sta’ parlando di bambini spero, ma di atleti evoluti. Quindi cerchiamo di non andare troppo avanti se non si conosce il ”ritorno alla calma” dopo una seduta di allenamento!!!!”

Il dibattito sicuramente proseguirà sul Social Network e quest’articolo verrà correntemente aggiornato, ma potete liberamente lasciare commenti qui sotto, nell’apposito form al fine di poter portare vostri pareri e opinioni sulla materiache si presenta interessante e ricca di sfaccettature.

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