Indagine – studio sui giocatori della categoria primavera della stagione 2012-13

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Quanti giocatori sono in prima squadra quest’anno ?

Gli altri dove sono finiti ?

In questi ultimi anni la crisi mondiale che ha investito tutte le nazioni, ha condizionato tutto e tutti.

Fabbriche chiuse, disoccupazione, povertà aumentata, prospettive di ripresa ridotte al lumicino.

Di conseguenza anche lo sport, ed in particolare il calcio uno dei pochi sport più ricchi ne sta risentendo, portando al fallimento di società storiche (Triestina, Spal, Piacenza) che poi sono rinate partendo da categorie che in passato mai avrebbero pensato di frequentare e al declino di altrettante che sono andate anche loro ad impantanarsi nei campionati minori dove si barcamenano ogni anno senza riuscire ad uscirne.

I governi nazionali, cercano di trovare le soluzioni, per uscire dalla crisi, le società calcistiche, hanno ridotto i budget e hanno ridimensionato i loro obiettivi.

Quando finisce una guerra si contano le perdite, si quantificano i danni, e si cerca di ripartire, puntando su ciò che si ha.

Il calcio, almeno quello italiano, in parte ha recepito il messaggio.

Anche in questo caso si dovrebbe ripartire da ciò che si ha cercando di ricostruire su basi solide, e durature, come potrebbero essere in questo caso i settori giovanili.

Ma quante società stanno effettivamente investendo sui giovani ?

Campionato_Primavera_TIMSeguono alcuni articoli con interviste rilasciate a testate giornalistiche da alcuni personaggi di spicco del nostro calcio, dove si parla dell’attuale situazione italiana riguardo all’utilizzo dei giovani nei nostri campionati e conseguenti riflessioni dovute a queste dichiarazioni.

6 settembre 2013

(Ln – Milano) “Non importa se la prima partita degli azzurrini di Di Biagio si è conclusa con una sconfitta, sono sicuro che la strada è quella giusta, i veri risultati arriveranno. Del resto sono soddisfatto nel constatare che il Ct dell’Under 21 condivida il mio invito alle società sportive, anche a quelle di serie A, perché garantiscano maggiori spazi ai giovani: un’idea che, proprio in questi giorni, è stata ribadita anche dall’attuale allenatore della nazionale Prandelli e dall’ex allenatore Lippi”. Lo ha detto Antonio Rossi, assessore allo Sport e alle Politiche per giovani di Regione Lombardia, commentando il dibattito che si è aperto sull’utilizzo dei giovani nel massimo campionato di calcio di serie A. “Il calcio segua l’esempio della pallacanestro – ha detto ancora l’assessore – dove il coach Simone Pianigiani ha puntato, per l’Europeo, sui giovani e sta dimostrando, con le brillanti vittorie su Russia e Turchia, che non si è certo trattato di un azzardo”.

Serie A italiana fanalino di coda nell’utilizzo dei giovani fatti in casa e al contrario ai primi posti in Europa per l’utilizzo di giocatori stranieri

Serie A italiana fanalino di coda nell’utilizzo dei giovani fatti in casa e al contrario ai primi posti in Europa per l’utilizzo di giocatori stranieri. È la fotografia scattata dallo studio demografico del Cies (il Centro Internazionale Studi sullo Sport) pubblicato dal numero di marzo/aprile della rivista Fifa World. Tra i 31 campionati europei presi in esame, quello italiano è risultato all’ultimo posto, il 31/o appunto, sotto il 10% e ben lontano dai Paesi calcisticamente più importanti come Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. Per quanto riguarda i giocatori stranieri attirati dalla Serie A, l’Italia è, invece, ben posizionata, al quinto posto dietro a Cipro, Inghilterra, Portogallo e Belgio.

L’utilizzo dei giovani non fa del Torino una società adatta a loro

Un tempo il vivaio granata allevava calciatori che poi trovavano ampio spazio in serie A, in seguito questa caratteristica è andata perdendosi a causa di scelte societarie differenti e il settore giovanile del Torino è sopravvissuto grazie allo straordinario impegno, alla dedizione e alla buona volontà di persone, dirigenti e allenatori, che credono che i giocatori bisognerebbe allevarseli in casa e che di conseguenza hanno investito tempo e passione nei giovani. La società, invece, negli ultimi decenni ha investito sempre meno nel settore giovanile e anche dopo il fallimento non ha puntato con massima decisione a tornare ad avere un vivaio di primo piano, negli ultimissimi anni qualche cosa in più indubbiamente è stato fatto e anche i risultati sportivi sono decisamente migliorati, però obiettivamente investendo un po’ di più il settore giovanile potrebbe tornare a essere uno fra i migliori d’Italia.

Anche nella prima squadra l’utilizzo dei giovani non sempre è stato preso nella dovuta considerazione e spesso ragazzi che sono approdati in granata sono stati delle meteore. Nella stagione appena conclusa sembrava che sia la società sia Ventura volessero intraprendere la strada di puntare sui giovani, però così non è stato, magari anche a causa di alcune difficoltà accadute alla squadra nella seconda parte della stagione, però se un giovane è ritenuto veramente valido non si aspetta il raggiungimento dell’obiettivo stagionale per utilizzarlo con il rischio, come è avvenuto, che si abbia a disposizione solo l’ultima giornata di campionato. Giudicare un giocatore solo per come lavora in allenamento e tutt’al più facendogli giocare qualche minuto o una sola partita non permette di capire appieno il suo valore, poiché è solo andando in campo con una certa continuità che si vede fino a che punto è adatto alla categoria e se caratterialmente è in grado di reggere il ritmo e le difficoltà della gara.

Quest’anno il Torino ha avuto in organico undici giovani giocatori: Lys (‘89) e Alfred (‘93) Gomis, Migliorini (‘92), Suciu (‘90), Bakic (‘93), Gorobsov (‘89), Barbosa (‘94), Stevanovic (‘91), Verdi (‘92), Menga (‘93) e Diop (‘93). Migliorini e Gorobsov, ceduti nella sessione di mercato di gennaio rispettivamente al Como in comproprietà libera e alla Nocerina in prestito con diritto di riscatto, non erano mai neppure stati portati in panchina. Lys Gomis come secondo portiere ha collezionato 21 panchine prima di passare in prestito all’Ascoli, il fratello Alfred come terzo portiere in panchina invece ci è andato 3 volte, rimanendo a metà fra la prima squadra e la Primavera. Barbosa ha trovato collocazione in panchina una sola volta nella prima gara della stagione e per il resto ha giocato con la Primavera. Menga arrivato a gennaio ha disputato 4 minuti ed è andato in panchina 13 volte. Suciu, che a inizio stagione ha dovuto recuperare da un grave infortunio prima di essere ceduto in prestito a gennaio alla Juve Stabia, ha calcato il terreno di gioco in gare ufficiali per 15 minuti e si è accomodato in panchina 5 volte. Verdi anche lui dato in prestito a gennaio alla Juve Stabia ha collezionato 65 minuti di gioco e 15 panchine. Bakic ha trascorso l’intera stagione attendendo il debutto arrivato nell’ultima giornata quando è sceso in campo da titolare e restandoci per 69 minuti e per il resto si è seduto in panchina 18 volte. Diop ha giocato 28 minuti e per altre 12 volte è stato fra coloro che trovavano posto in panchina, anche lui però era a disposizione della Primavera. Infine Stevanovic è stato il più utilizzato, infatti, ha all’attivo 716 minuti di gioco e due gol realizzati e per quattro volte è sceso in campo da titolare, ma non ha mai disputato una gara intera, mentre per altre 11 volte è andato in panchina.

I numeri parlano chiaro: il Torino non ha utilizzato i giovani se non sporadicamente. Di conseguenza sorge spontanea la domanda: questi undici calciatori non erano ancora pronti per affrontare la serie A oppure l’allenatore non ha creduto in loro? Se non erano pronti per la massima divisione allora c’è da chiedersi perché sono stati inseriti nell’organico della prima squadra, se invece l’allenatore non li riteneva adatti al suo gioco perché sono stati tenuti e non mandati a farsi le ossa altrove prima che iniziasse la stagione o appena presi e subito girati ad altre squadre. Per Suciu e Stevanovic ci può stare che per motivi differenti siano stati tenuti, guarire dall’infortunio il primo e valutare se la maturazione del ragazzo fosse sulla strada giusta il secondo, ma per tutti gli altri il Torino in questa stagione è stato un parcheggio che per il loro bene forse poteva essere evitato poiché non hanno accumulato grande esperienza di gioco in gare ufficiali, indubbiamente è andata meglio a chi ha iniziato la stagione e poi è andato via avendo così avuto più opportunità di giocare.

A questo punto è importante che al Torino si valuti se per il futuro converrà puntare sui giovani oppure se è meglio prendere giocatori che hanno già maggiore esperienza in modo che possano rappresentare delle certezze per il conseguimento degli obiettivi stagionali, altrimenti si finirà per avere sempre la coperta corta perché mancheranno sostituti che diano delle garanzie e per di più non si riuscirà a lanciare i giovani.

Under 21, Di Biagio pronto all’esordio: “Sperando che ci siano tanti Zeman”

Estratto da un articolo TRNAVA (Slovacchia), 13 agosto 2013

Giovani — Il discorso cade inevitabilmente sui giovani e il nostro campionato. “La mia riflessione è quella di Sacchi, arrivano troppi stranieri che chiudono la strada ai nostri talenti. Senza per questo garantire migliori risultati. Ma i ragazzi hanno bisogno di giocare con continuità per crescere. Paradossalmente la crisi, ma anche i buoni risultati dell’Under 21, li ha aiutati. Hanno trovato più spazio. E per fortuna in questi anni c’è stato Zeman che ha dato tanti talenti alle varie Under. Speriamo ci siano altri allenatori che abbiano il coraggio di far giocare i giovani”.

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Sacchi: “Che impresa gli azzurrini. E non me li fanno giocare…”

Franco OrdineGio, 20/06/2013

Caro Arrigo Sacchi, è tornato da Gerusalemme soddisfatto o deluso per quel secondo posto dell’under 21

«Vuole scherzare o provocare? Questo è un risultato molto prestigioso. E lo documentano i fatti. Primo fatto: dal 2004 il calcio italiano non vinceva un titolo nella categoria.

Secondo fatto: non era mai successo che il calcio italiano trascinasse in finale europea due selezioni, l’under 17 allenata da Zoratto e l’under 21 allenata da Mangia. Terzo fatto: delle quattro nazionali che hanno partecipato alla fase finale, Spagna, Olanda, Russia e Italia, solo noi siamo riusciti a centrare due finali con due diverse rappresentative. Le sembra poco?».

Quindi è bello contento?

«Se vuole che sia franco e brutale, ecco allora la mia risposta: far meglio non era possibile, fare peggio era scontato quasi. Ma non possiamo e non dobbiamo fermarci qui, al secondo posto di Gerusalemme. Se vogliamo colmare la differenza con gli altri paesi, in particolare con la Spagna, dobbiamo portare a termine l’ultima rivoluzione».

Che consiste?

«Che consiste, molto semplicemente, nell’indicare come base del movimento calcistico italiano, lo stile di gioco da adottare in tutti i settori giovanili, dalla categoria degli esordienti fino alla primavera».

Basta questo?

«Naturalmente no. Poi bisognerà chiedere e ottenere dai club maggiore generosità che consiste nella fine di una certa abitudine: e cioè negare i ragazzi alle nazionali giovanili per poi tenerli inchiodati in panchina, la domenica, come è capitato, purtroppo. Ci sono anche club virtuosi, come la Fiorentina ad esempio, che hanno collaborato in modo perfetto».

C’è qualche altro merito da segnalare?

«Anche qui preferisco citare i fatti. Una sola nazionale under 21 aveva, come noi, metà dei giocatori provenienti dalla serie B: l’Inghilterra. Bene: l’under 21 inglese ha raccolto zero punti durante l’europeo. Non solo. L’Olanda che ha perso con noi era la stessa squadra che ha giocato contro la Nazionale di Prandelli. Poi ci sono i meriti degli allenatori: Mangia credo debba anche ringraziare chi prima di lui ha lavorato nel settore, e cioè Ciro Ferrara».

A dire il vero il gioco dell’under 21 non sempre è risultato esaltante…

«Nelle prime tre partite, si è giocato un gran bel calcio: siamo stati padroni del campo e del gioco. Alla fine del torneo eravamo cotti, perciò non ci sono rimpianti da coltivare ma c’è solo da ringraziare il gruppo di calciatori oltre alla Federcalcio che ci ha offerto tutta la collaborazione necessaria».

L’entusiasmo registrato intorno ai tanti nomi promettenti dell’under 21 può dare una spinta a cancellare le vecchie abitudini del calcio italiano?

«Sono sincero: non sono molto ottimista. Il motivo è semplice: non li fanno giocare. Da noi i club di serie A non puntano sui giovani come in Spagna e Olanda dove questa scelta produce energie, entusiasmo, attenzione. Vi pare poco? I talenti non mancano: Insigne, Gabbiadini, Verratti, Immobile, Destro possono ben figurare in serie A».

Anche Inter e Milan avevano i riflettori puntati su Banti, il portiere, e su Saponara, il tre-quartista: c’è da fidarsi di questi due giovanotti?

«Saponara è arrivato cotto all’Europeo, Banti è un portiere molto interessante. Il problema è che difficilmente troveranno un posto stabile con Inter e Milan. Ai miei tempi del Real Madrid sa perché il pubblico ci criticava aspramente? Perché avevamo in squadra Figo e Raul, Ronaldo e Owen, Roberto Carlos e Guti ma nessun esponente della cantera e pochi spagnoli di rango. Per Napoli-Roma si è giocato su un campo arato, mentre un fondo sintetico costa 350mila euro: può funzionare un calcio così? E infine: Real Madrid e Barcellona dedicano circa 30-40 milioni di euro del loro rispettivo bilancio alla cura e alla promozione dei loro settori giovanili. Infine c’è una questione legata all’età».

E cioè?

«In Spagna l’addestramento comincia a 12 anni, da noi a 15, solo da qualche mese siamo riusciti a ottenere dalla Federcalcio la formazione dell’under 15. Capite che così gli spagnoli si ritrovano con 3 anni di vantaggio visto che il maggior apprendimento è previsto tra gli 11 e i 15 anni».

Funziona il rapporto con la Nazionale maggiore e con Prandelli?

«In maniera sinergica. Abbiamo gli stessi concetti di calcio totale e molti dei ragazzi portati in Israele potranno partecipare al prossimo mondiale».

Faccia qualche nome…

«Verratti, Destro che si è presentato con un infortunio che gli ha impedito di essere utilizzato, lo stesso Banti».

A proposito di Verratti: circola anche il nome di Capello come prossimo allenatore del PSG…

«Ah, ecco perché Fabio è venuto in Israele a veder giocare la nostra under 21. Ma Verratti non è proprio il calciatore adatto alle caratteristiche di Capello. Ripeto la questione è fondamentale: se al centro mettiamo il giocatore e non il gioco, per i giovani non ci sarà mai spazio»

Anche in Brasile la partenza dell’Italia di Prandelli è stata tutt’altro che deludente: meravigliato?

«Assolutamente no. Han giocato e bene, hanno tenuto il campo, inseguito il successo e avuto il possesso della palla».

Prandelli, i giovani e l’Italia ‘usato sicuro’

Sgrida i club che si riempiono di stranieri e tolgono spazio ai giovani, ma contro la Bulgaria…06-09-2013 15:03

A essere cattivi si potrebbe accusarlo di incoerenza. O sottolineare come la ‘linea giovane’ vada bene finché non arriva il momento decisivo, quello in cui è vietato sbagliare per non compromettere il risultato finale. A essere cattivi si potrebbe dire che Cesare Prandelli qualche volta si dimentica di quello che predica e nei fatti si comporta come tutti gli altri. Come i suoi colleghi sulle panchine delle grandi di serie A che quando si comincia a giocare per i tre punti fanno sedere i giovanotti e si affidano all’esperienza degli altri.

Magari non è così, però la nazionale che contro la Bulgaria cerca la vittoria che vale il match-point mondiale sembra disegnata dal fratello gemello del commissario tecnico, che ha iniziato il ritiro di Coverciano pontificando sulla necessità di dare spazio agli italiani nel nostro campionato, ha spiegato che i giovani “hanno dei limiti tecnici e di personalità per reggere i confronto” e che “alcuni hanno retto e altri no”. Si è spinto anche oltre: “Se fossi un presidente, penserei a lavorare sui miei ragazzini per portarli in prima squadra completando poi il gruppo magari con degli stranieri”.

Parole belle, anche se usate per annunciare il ritorno al passato. La restaurazione della Vecchia Italia che poi si è trasformata in una formazione titolare a Palermo con dentro cinque over 30 (Buffon, Pirlo, Thiago Motta, De Rossi e Gilardino), un ventinovenne (Chellini), un ventottenne (Giaccherini) e quattro classe 1989 (Abate, Antonelli, Bonucci e Candreva). Non è tutta colpa di Prandelli, chiaro. Le squalifiche lo hanno privato di Balotelli (23), Osvaldo (27) e Montolivo (28), mentre infortuni hanno tenuto a casa Marchisio (27) e il giovanissimo De Sciglio.

Però quello che fa a pugni con il Prandelli ‘predicatore’ è leggere la panchina della nazionale a Palermo. Una sfilza di talenti repressi: Verratti ed El Shaarawy (20 anni), Insigne e Florenzi (22), gente che nei club di appartenenza gioca ormai molto più di quanto non faccia con la nazionale e che lo fa anche quando le partite contano. Cosa manca a Verratti ed El Shaarawy per poter affrontare la Bulgaria in una qualificazione mondiale?

Prandelli ha dato la risposta e preannunciato che in maggio, quando si tratterà di scrivere la lista dei 23 per il Brasile, non terrà conto della carta d’identità e ci potranno essere altri rientri eccellenti. Corretto. Meglio così piuttosto che l’Europeo da ‘turisti per caso’ di Borini e Ogbonna (quest’ultimo non schierato nemmeno quando la difesa era falcidiata dagli infortuni). L’importante è capirsi prima. E magari evitare il solito ritornello su quanto sono insensibili i club: quelli investono e pagano di tasca loro. Se scelgono l’usato sicuro perché fargliene una colpa?

Il campionato Primavera TIM dello scorso anno ha messo in evidenza secondo gli addetti ai lavori questi dieci ragazzi appartenenti a squadre di prima e seconda fascia, oggi, annata calcistica 2013/2014 la situazione è la seguente:

Bryan Cristante classe 1995

L’eccellente centrocampista scuola Milan è stato il più giovane nella storia della squadra rossonera ad esordire in Champions League a 16 anni e 278 giorni. Nominato miglior giocatore del torneo di Viareggio 2013, il ragazzo è dotato di un’ottima visione di gioco, ottimi piedi e gran fisico, potente. Queste numerose caratteristiche gli permettono di compiere in modo strabiliante il ruolo di medino di interdizione.

Situazione attuale: sotto contratto della società rossonera, vegeta in panchina e finora non è stato utilizzato.

Marco Benassi classe 1994

Centrocampista di talento cristallino del calcio italiano con ben 4 presenze all’ attivo e un gol in Europa League con l’Inter. l ragazzo, gettato nella mischia da Stramaccioni nella disastrosa stagione interista, ha messo in mostra ottime qualità fisiche, abbinate a una corsa veloce, una grande duttilità e a un’ottima visione di gioco. Il giovane scuola Inter ormai e’ pronto per fare il salto di qualità nella prossima stagione e candidarsi seriamente a un posto fisso in prima squadra.

Situazione attuale: in prestito al Livorno, alla quarta giornata non ha giocato nemmeno un minuto.

Federico Bernardeschi classe 1994

Capitano della Fiorentina Primavera, il ragazzo ha dimostrato di essere un ‘ottimo trequartista con il vizio del gol, avendo segnato 17 reti in 22 partite nella fase a gironi nel campionato appena disputato. Utilizzato anche come esterno destro, Bernardeschi ha messo in mostra eccellenti qualità tecniche e atletiche dimostrando di essere prontissimo per il passaggio nella massima serie.

Situazione attuale: in prestito fino al 30.06.2014 al Crotone, ultimi 15 minuti contro il Pescara, ultimi 33’ contro lo Spezia, contro il Brescia titolare per 68 minuti.

Andrea Petagna classe 1995

Gran attaccante, dotato di un fisico imponente,ottima tecnica e un incredibile senso del gol,ha fatto in 23 presenze con la maglia del Milan primavera, ben 13 gol. Il ragazzo triestino e’ pronto per andare in ritiro e successivamente per esordire nella massima serie con la squadra rossonera. Dichiarato incedibilissimo dalla società all’arrivo di Matri viene mandato in presti in altra società.

Situazione attuale: in prestito alla Sampdoria alla quarta giornata nemmeno un minuto giocato.

Andrea Conti classe 1994

E’ stato il miglior terzino destro del campionato. Pupillo di Walter Bonacina allenatore della squadra dell’Atalanta primavera, ha dimostrato di garantire ottima copertura, spinta e dinamicità alla squadra. Si è fatto notare anche per la sua propensione al gol sia nei playoff sia nella stagione regolare dove ha fatto 6 gol che sono tantissimo per un terzino di ruolo.

Situazione attuale: in prestito al Perugia si alterna tra il campo e la panchina.

Roberto Insigne classe 1994

Roberto-Insigne
Roberto Insigne

Autore di una grande stagione, ha dimostrato di non avere niente da invidiare al fratello Lorenzo gia’ affermatosi in serie A con la maglia del Napoli. Autore di ottime prestazioni si e’ contraddistinto per avere segnato 17 gol in 25 presenze.Il futuro è già segnato: la genetica non mente mai.

Situazione attuale: in prestito al Perugia, pochissimi minuti giocati in cinque giornate

Andrea Beltrame classe 1995

Attaccante della Juventus, si è dimostrato duttile, tecnico e mobile. Punta moderna,capace di svariare su tutto il fronte d’attacco, si sacrifica per la squadra e ha già esordito con la prima squadra allenata da Conte che ha una grande considerazione del ragazzo. E’ sicuramente pronto per giocare in serie A forse non alla Juve perché con l’arrivo di Llorente e Tevez giocherebbe poco.

Situazione attuale: in prestito al Bari, contro il Modena 11 minuti finali, contro il Pescara titolare per 57 minuti.

Davide Monteleone classe 1995

Già, seguito da squadre della Premier,ha dimostrato di essere un validissimo difensore centrale,con personalità, ottimi piedi e ottima intelligenza tattica. Con la retrocessione del Palermo in serie B avrà spazio per giocare se,non andrà all’estero.

Situazione attuale: titolare nella squadra primavera. Sotto contratto sino al 2016.

Keyta Balde Diao classe 1994

Attaccante veramente impressionante: veloce, fisicamente forte,con tecnica davvero eccelsa. L’ex canterano del Barcellona ha fatto cambiare passo alla squadra laziale e all’orizzonte e’ già pronto un esordio in prima squadra con la squadra di Petkovic.

Situazione attuale: ancora alla Lazio, si sta dividendo tra primavera e prima squadra (ha debuttato in Europa League)

Simone Ganz classe 1993

Fisicamente e tecnicamente dotato, il ragazzo, autore di 25 gol quest’anno,ha debuttato nel 2011 in rima squadra contro il Bate Borisov. Pensando al padre, Maurizio Ganz si potrebbe dire che buon sangue non mente mai.

Situazione attuale: al Lumezzane si sta alternando tra campo e panchina.

Quindi guardando ciò che è emerso come dati dallo scorso campionato Primavera a proposito di ragazzi che si sono messi in evidenza, solo tre di loro, Monteleone, Keyta e Cristante, sono rimasti nelle stesse società, aggregati alla prima squadra quando serve i primi due, il terzo, aggregato in pianta stabile alla prima squadra, alla quarta giornata non ha disputato un solo minuto.

Vorrei sottolineare le parole di Galliani a proposito di Petagna e Cristante, il primo dichiarato incedibilissimo dopo l’infortunio di Pazzini, ha cominciato la stagione con qualche apparizione (vedi Verona), e poi è stato dato in prestito alla Sampdoria, dove non ha ancora disputato un minuto. Mentre Cristante nonostante le bellissime parole della società durante l’estate ……

E da come si stanno mettendo le cose, per la società rossonera, le speranze che Allegri possa rischiare (?) il giovane centrocampista si riducono al lumicino.

Questa è la situazione di solo 10 ragazzi che hanno disputato un ottimo campionato primavera l’anno scorso, ma la situazione abbraccia tutti quei ragazzi che hanno disputato il succitato campionato e che ora sono sparsi in giro per l’Italia, e qualcuno tenta l’avventura all’estero, pieni di speranze e facendo magari la fortuna di società più avvedute.

Dunque, fatte le dovute eccezioni, in media, per sperare di avere una maglia da titolare nel campionato di Serie A bisogna raggiungere almeno i 27 anni.

Le società si giustificano con la tipica frase “deve andare a farsi le ossa”, ma se scorriamo gli ultimi anni dell’almanacco calcistico sicuramente scopriremmo che pochissimi di questi ragazzi sono tornati alla base per farne parte in pianta stabile.

Juventus, Milan e Inter tanto per citare le solite, ma anche le altre società, hanno tantissimi ragazzi sparsi in tutta Italia, di alcuni forse si sono perse le tracce nonostante proclami di grandezza.

Guardando il campionato primavera, ci si accorge, a detta degli addetti ai lavori, che il livello è basso, e quindi i ragazzi potrebbero avere pochi margini di crescita.

Sarebbe opportuna una riforma che permetta alle società che vogliono e possano permetterselo di disputare il campionato di serie B con una seconda squadra, viste le difficoltà che si incontrano in quel campionato sarebbe una buona fucina per far crescere i propri futuri “campioni”. Qualche Presidente ci sta provando, vedi Lotito con la Salernitana, Pozzo presidente dell’Udinese, possiede il Granada società partecipante alla Liga spagnola, Preziosi presidente del Genoa, possiede il Lugano, ma questa tendenza, così come viene gestita, non serve a far maturare, crescere il giovane di prospettiva, bensì per altri escamotage economici.

Oggi mantenere una squadra di Serie A è diventato costoso per tutti i presidenti. A causa del fair-play finanziario poi, anche le squadre di maggior calibro hanno dovuto abbassare le loro pretese, vedi le cessioni importanti del Milan, perché risulta di fondamentale importanza far quadrare bene i conti per tenere attivo il bilancio. La seconda squadra quindi, potrebbe per così dire “aiutare” la prima ad abbattere i costi. Per questo motivo, in futuro potrebbero essere sempre più frequenti gli scambi “in famiglia”, per alleggerire le rose delle squadre di Serie A spesso troppo numerose.

Le altre nazioni, invece, lavorano con le seconde squadre, in prospettiva, e questo lo vediamo direttamente con squadre come il Barcellona, che ogni anno porta alcuni elementi in prima squadra, giocatori all’altezza quasi sempre dei campioni già in rosa e che comunque non subiscono totalmente il “salto” di categoria, poiché le seconde squadre lavorano in sintonia con le prime, applicando una filosofia che negli anni è risultata vincente.

Inoltre quando schierano le nazionali giovanili, mettono in campo giocatori che a 16 anni, senza voler esagerare, hanno fatto già il loro debutto in prima squadra o comunque giocano in campionati competitivi e come nel caso della stessa Spagna, vincono negli ultimi anni le maggiori competizioni riservate alle nazionali giovanili, per arrivare comunque a vincere anche a livello di Club e di Nazionali Maggiori.

In Germania, il continuo rinnovamento, ringiovanimento, delle squadre, ha portato negli ultimi anni a competere sia a livello di Club che a livello di Nazionali.

Per non parlare poi dei bilanci, non tanto quelli spagnoli, ma quelli tedeschi sono in attivo e non di poco.

E poi non poco importante ci dovrebbe essere una sorta di riflessione da parte degli allenatori, che è vero devono essere supportati dalle politiche societarie, ma che devono avere il coraggio (?) di “servirsi” dei giovani, che sicuramente darebbero un valore aggiunto al loro lavoro. Zeman, da molti considerato un folle, ha sempre lavorato con i giovani e i risultati gli hanno dato quasi sempre ragione, dicono i soliti detrattori che non ha vinto nulla di importante (bisogna dare il vero valore e la giusta importanza a ciò che si vede) e anche in questo caso si potrebbe discutere, visto che i Presidenti delle società dove il boemo ha lavorato dovrebbero fargli dei monumenti per i soldi che gli ha fatto guadagnare valorizzando i giovani * in prestito dalle società maggiori, e comunque le vittorie di campionati minori non sono trascurabili.

I presidenti, lamentano perdite e bilanci non troppo rassicuranti, quindi quale occasione migliore per costruirsi in casa calciatori che potrebbero risolvere e ripianare il bilancio per diverse stagioni ?

A cominciare dai campionati minori, programmando le squadre dei settori giovanili, con progetti validi e strutture dove i ragazzi possano allenarsi bene e mettendo gli allenatori in condizione di perseguire i programmi stilati dalle società.

Creando le prime squadre con prodotti interni, da valorizzare e dare alle società maggiori, per le società che hanno la necessità di vendere, invece chi ha velleità di vittoria, negli anni, programmando e costruendo si potrebbe arrivare alle tanto sospirate vittorie, che porterebbero inevitabilmente anche a guadagni economici e di immagine (vedi maggiori introiti con gli sponsor e con le TV).

Certo è che entra in ballo un’altra componente dell’enorme puzzle calcistico, il tifoso.

La maggior parte dei tifosi italiani vivono per le vittorie, e poco importa se in campo per la propria squadra del cuore ci sono dei ragazzi al primo anno di prima squadra, devono vincere tutto e subito.

Ecco che le società dovrebbero lavorare anche in questo senso, educare il tifoso, fargli capire che solo con una sana e corretta gestione, programmazione si potranno ottenere in futuro risultati sicuramente più gratificanti di quelli ottenuti finora, poiché sarebbero, veramente costruiti.

Ma gli interessi che girano attorno al calcio sono enormi, sponsor, TV, procuratori, hanno gonfiato in questi ultimi anni un pallone che rischia ora, non di sgonfiarsi, ma di scoppiare con tutte le conseguenze immaginabili.

* A proposito del lavoro, citato, di Zeman, cioè valorizzare calciatori di altre società, il boemo, nei precedenti campionati, senza andare troppo a ritroso, ma partendo dall’annata a Foggia, nella lega pro, e portando la stessa politica a Pescara, ha fatto si che le sue società usufruissero del premio di valorizzazione previsto dall’art. 103, comma 3, delle Noif (Norme organizzative interne della Figc) stabilisce che “negli accordi di cessione temporanea possono essere inserite clausole che prevedano un premio di valorizzazione a favore della società cessionaria, determinato con criteri analiticamente definiti da erogare attraverso la Lega competente, nella stagione successiva a quella in cui si verificano le condizioni previste”.

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In sostanza il premio di valorizzazione è stato previsto al fine di rimborsare gli sforzi fisici ed economici sostenuti da una società per far crescere e migliorare un giovane atleta, delle giovanili, ricevuto in prestito da una società spesso, ma non necessariamente, di una categoria maggiore.

In un periodo storico nel quale le grandi società sono ossessionate dal risultato immediato, il prestito si trasforma in un concreto strumento di crescita dei vivai. Nella maggiorparte dei casi un giocatore “finito” in prestito scalda la panchina (se ci arriva). Nell’ottica, tuttavia, di un profitto sicuro le chances di vederlo in campo salgono vertiginosamente.

Il premio di valorizzazione rappresenta, dunque, un incentivo offerto alle società presso le quali l’atleta viene dato in prestito affinchè le stesse lo inseriscano più frequentemente nella formazione titolare. Questo indennizzo viene, infatti, versato qualora il ragazzo raccolga un certo numero di presenze.

Come riferito, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 103 comma 3 delle NOIF, il premio per la valorizzazione degli atleti ceduti a titolo temporaneo deve essere previsto in una apposita clausola, frutto dell’accordo tra le parti, che entra a far parte degli elementi essenziali del negozio, determinandone un fondamentale aspetto economico.
Tale premio, da corrispondersi a favore della società cessionaria all’inizio della stagione successiva a quella in cui si verificano le condizioni previste, dovrà essere erogato attraverso la Lega cui appartiene la Società obbligata a versarne l’importo.
Tale somma rappresenta un credito certo, liquido ed esigibile sospeso, come detto, al realizzarsi di determinate condizioni.

In ossequio a quanto disposto dal Lodo Petrucci le società professioniste, al fine di essere ammesse a partecipare ai campionati della Lega della propria categoria, devono garantire le obbligazioni assunte nel corso della stagione, derivanti sia dai contratti con i tesserati che dalle operazioni di acquisizione dei calciatori, attraverso una fideiussione bancaria a prima richiesta, peraltro, oggetto di controllo da parte della Covisoc.

Il premio di valorizzazione rientra sicuramente tra le obbligazioni di cui si parla e, pertanto, è coperto in tutto il suo importo da tale fideiussione.

Vi è più che tale credito non subisce condizionamenti dalle future condizioni economiche del club debitore (eventuali fallimenti).

Così come disposto dalle raccomandazioni contabili al punto N. 4 D.IV “cessioni temporanee di contratto con fissazione di un premio di valorizzazione…” tale premio deve essere, infatti, imputato per competenza nel conto economico dell’esercizio in cui il premio stesso matura, quindi, è irrilevante il momento in cui viene effettuato l’effettivo pagamento.
Peraltro per ottenerne il pagamento sarà sufficiente rivolgersi alla Lega di competenza la quale a sua volta fungerà da intermediaria con la Figc al fine di effettuarne il versamento.

A cura di Nicola Amandondico

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