Lo spirito di squadra (prima parte)

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Lo spirito di squadra … la chiave del successo

I Chicago Bulls raccolti intorno al loro coach, Phil Jackson, che legge loro brani dal “Libro della giungla” per preparare la squadra alla partita.
Una frase che ricorre spesso, per motivare un gruppo di atleti : “La forza del lupo è il branco, e la forza del branco è il lupo”.
Sono uno dei tanti aneddoti usati per esaltare lo spirito di squadra
Ma allora il gioco di squadra è imprescindibile?

Se non è veritiera l’affermazione che senza la squadra non si fa nulla, e il mondo sportivo è pieno di esempi, è indubbio che anche se si ha il fuoriclasse o giocatore che sia, si farà sempre più fatica, il gioco di squadra è una necessità imprescindibile per raggiungere certi risultati, non a caso sta divenendo un concetto di cui si parla molto nello sport come nella vita imprenditoriale.
Le motivazioni, in un mondo sempre più orientato all’individualismo, che spinge a creare un gioco di squadra sono essenzialmente perché conviene a chi ne fa parte, anche se ragiona da egoista o da solista.
Per la stessa essenza del gioco di squadra: la tattica. La tecnica è solamente lo strumento. Un buon sistema tattico permette di mettere in evidenza i miei pregi e nascondere i miei difetti, e, contemporaneamente, sottolineare i difetti dell’avversario e neutralizzare i suoi pregi.

La tattica è il valore aggiunto del giocare in una squadra perché anche se un giocatore è bravissimo c’è sempre qualcosa in cui è meno abile e tramite il gioco collettivo si riesce a far emergere il meglio di ognuno, sopperendo ai suoi difetti con le doti di un altro.
Un gioco di squadra che non faccia questo applica una metodologia sbagliata.
Mantenere un giocatore all’interno della squadra non servono discorsi moralistici. Servono criteri più utilitaristici e pragmatici: deve intravedere la convenienza dello stare nel gioco di squadra, traendo i maggiori benefici personali giocando insieme a compagni che nascondano i suoi difetti ed esaltino invece i suoi pregi.

La costruzione di una squadra parte dall’avere chiaro l’obiettivo, avere un gioco ben delineato, conosciuto da tutti:.
La metodologia, lo stile di lavoro e di gioco, devono essere chiari a tutti, e non soltanto al Mister. Concepire il gioco di squadra come: “io penso, loro eseguono” è sbagliato. Le vere squadre non sono così. Il ruolo dell’allenatore consiste nel saper costruire un gioco plasmando la squadra in base alle caratteristiche intrinseche di ciascun giocatore, in collaborazione con i giocatori”.
Il ruolo dell’allenatore, un buon allenatore è chi riesce a far muovere un giocatore secondo le proprie intenzioni, ma il massimo risultato sarà quando i giocatori sapranno muoversi per conto loro in base a quanto hanno recepito negli allenamenti tecnico-tattici.

L’ideale assoluto, che come tale non è mai raggiungibile, viene nel momento in cui l’allenatore non ha più bisogno di correggere sul campo i movimenti dei prorpi giocatori perché i giocatori sanno già tutto quello che c’è da sapere. Tutti devono conoscere, oltre alla tecnica, come si gioca, la tattica, insomma.

La figura dell’allenatore è quindi assimilabile a quella di un capo, un ruolo di comando. Deve essere in grado di assumersi sulle proprie spalle i rischi. La tattica deve essere condivisa da tutti, anche tramite un contraddittorio. Se non c’è accordo entra in gioco il mister: e decide lui, perché non si può vivere nel conflitto. Il mister e il responsabile si assumono le responsabilità, cercando di sbagliare il meno possibile. Un margine di errore esisterà ovviamente sempre, l’essenziale è che tutto questo sia ben chiaro .

Squadra e gruppo, non sono la stessa cosa e non vanno confusi. Il gruppo è l’elemento alla base della squadra. Il gruppo si forma svolgendo un’attività in comune. Nel gruppo ogni giocatore ha dei ruoli, ma non ben delineati e assoluti, il gruppo è un’entità propria, la sua caratteristica non deriva dalla somma delle caratteristiche degli individui che compongono il gruppo, ma bisogna ricercarla nelle dinamiche che si creano al suo interno. E’ necessario verificare le caratteristiche di ciascun atleta, i talenti, oppure se ha un certo carattere, o se è coerente ad un certo metodo di lavoro.

Caratterizza una squadra rispetto ad un gruppo i ruoli, che sono più definiti in funzione del tipo di gioco che si vuole fare, della tattica che si intende applicare. E’ inammissibile, ad esempio, che un giocatore che non rispetti le disposizioni del mister anche quando sono in contrasto con le proprie convinzioni. Questo implica accettare le disposizioni del mister, accettare anche i limiti, i difetti, gli errori dei compagni. Ciascun giocatore deve avere e rispettare il ruolo assegnatogli dall’allenatore.
L’allenatore fa parte dei ruoli prestabiliti, il suo è quello di guidare la squadra. E’ necessario differenziare tra capo e leader, nello sport, ci sono allenatori che non sono leader e che utilizzano quelli che si vengono a creare in modo naturale all’interno del gruppo dei giocatori.

Quando c’è qualcosa che non funziona è difficile rispettare i ruoli, dipende dal clima creato, sul modo di interpretare un errore o una situazione.
E’ in caso di difficoltà che si vede se c’è davvero lo spirito di squadra. Quando le cose vanno bene, di solito, è semplice rispettare i ruoli, quando invece vanno male si innesca il meccanismo dei malumori. Il problema di fondo è che l’errore viene visto come una dimostrazione d’incapacità e non come degli strumenti d’apprendimento. oltre a distruggere l’armonia, impedisce di progredire, di imparare. E’ una situazione che nella mia esperienza ho trovato ovunque, l’errore segnala la necessità di apportare modifiche, i malumori, invece, impediscono di mettere in moto le risorse e le soluzioni necessarie per ottenere il miglior risultato possibile, risorse che, a volte, non si sa neppure di avere.

Quanto contano le motivazioni? Affinché i ruoli, il gruppo, la squadra funzionino è chiaro che la motivazione è un elemento fondamentale, motivazioni che devono essere concrete, come il raggiungimento di obbiettivi, risultati, comportamentali o morali. In che cosa consiste la motivazione di base, in fare ciò che piace. Di conseguenza, quando si costruiscono le squadre, bisogna che gli atleti siano persone a cui piace mettersi in gioco, progredire, stimolati a migliorarsi, ha trovare motivazioni.
In ogni modo è possibile migliorare le condizioni tattiche, il bagaglio tecnico, l’ambiente, concedere gratificazioni, al fine di rendere più soddisfatti di ciò che si svolge.

Un buon allenatore deve cercare di mettere, se può, un giocatore nel posto in cui sa che può dare il meglio di se stesso, se poi coincide nel ruolo dove gli piace stare diventa una motivazione .
La sfida… questa motivazione assume un ruolo fondamentale, un atleta, ha bisogno delle emozioni, di sentirsi parte di qualcosa, di un progetto che si costruisce durante gli allenamenti e dove il confronto con la squadra avversaria diventa solo il culmine, la punta di un iceberg di tutto un lavoro, questo va al di là della routine degli allenamenti o della preparazione, per arrivare a competere.
Come si fa ad avere la mentalità vincente?

La risposta è semplice e paradossale: vincendo! Il problema è: come faccio a vincere?
La prima vittoria è quella contro i propri limiti e i difetti. La funzione dell’allenatore è fondamentale: deve porre obiettivi facilmente raggiungibili, in maniera da far fare un passo alla volta e, soprattutto, deve dare aiutare a risolvere i difetti, superare le difficoltà, è con un allenamento serio costante e attento che si arriva a questa prima vittoria. Le difficoltà non devono più essere viste come un qualcosa che mi impedisce di fare, ma come la possibilità di allenarmi a superarle.

La seconda vittoria è quella contro gli avversari, che va programmata, da una parte affrontando avversari che siano alla mia portata, dall’altra, contemporaneamente, confrontandomi contro i migliori, anche se perdo, ma tutto questo nello spirito di squadra e di gruppo, rispettando il ruolo del Mister e le sue scelte. Si impara di più durante gli allenamenti che durante gli incontri, dove lo stress del risultato e della prestazione può condizionare la prestazione di qualsiasi atleta, si impara di più confrontandosi, allenandosi con un compagno o avversario forte piuttosto che con uno debole.

Quando la stagione sportiva entra nel vivo, il campionato è iniziato è tempo di elaborare qualche bilancio per i giocatori, allenatori e dirigenti.

Da quello che l’esperienza insegna sui risultati delle maggiori squadre professionistiche, si possono fare considerazioni su come trasformare le potenzialità di un gruppo di giocatori, alcuni dotati di indubbie qualità individuali, in forza di squadra, che possa portare a risultati concreti nel corso della stagione.
Queste considerazioni sono quanto mai pertinenti negli sport di squadra anche se riguarda anche quegli sport considerati individuali, se è vero che comunque anche i singoli atleti nella maggior parte dei casi fanno parte di squadre, gruppi o società sportive.

Quando si parla di spirito di squadra, la maggior parte degli atleti che praticano sport di squadra, spesso cadono nell’errore di focalizzarsi sul risultato personale piuttosto che su quello della squadra.
Gli allenatori e le società tramite i dirigenti responsabili, devono trasmettere ai propri atleti il concetto che il loro risultato personale sarà molto più elevato se contribuiranno prima al raggiungimento di obiettivi comuni.
Fermo restando che l’interesse primario, per un atleta e per la squadra, deve essere sia la performance individuale sia risultato, (anche se per qualche atleta è difficile capire questo concetto) tale performance può essere fornita solo grazie all’impegno di tutto il gruppo di atleti, sia in allenamento che in gara.

Da “Il sapore della vittoria”

Potrei consigliare al riguardo un paio film che sono imperdibili per chiunque, in qualsiasi situazione, che esplicano questo messagio nello sport :

– Momenti di Gloria, film culto per qualunque sportivo che voglia avere successo in tutto ciò che si impegna a fare;

-Il Sapore della Vittoria, pellicola ricca di spunti e di temi sullo spirito di gruppo;

Il messaggio che trasmettono e gli spunti sono in particolare :

– l’integrazione di di atleti provenienti da luoghi ed esperienze diverse;

– la valorizzazione delle qualità individuali nell’ambito della crescita globale della squadra e del gruppo;

– il rispetto per il proprio e l’altrui impegno rimanendo concentrati e dando il massimo in ogni momento per il risultato dell’intera squadra;

– la motivazione a non mollare mai, neppure nei momenti più difficili, per gli altri e per approfondimenti ti rimando al prossimo seminario;

– la metafora “Usare il Cervello per Vincere”.

Luca Papini

Leggi la seconda parte: clicca qui

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