Fasi sensibili della tecnica calcistica (seconda parte)

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(aggiornato al 24/07/2019)

Nella prima parte di quest’articolo abbiamo introdotto il concetto di “Fasi sensibili della tecnica calcistica”; andremo ora ad approfondire i criteri che hanno permesso di creare la nostra tabella e di come considerarla adattabile alle varie situazioni.

  • Le maggiori difficoltà ad apprendere i movimenti si verificano ad età inferiori (6-7 anni) a causa della povertà degli schemi motori (si fissano con l’esperienza) e da fenomeni di “irradiazione” a livello del sistema nervoso centrale che possono rallentare i processi di fissazione.
  • Durante la pubertà (oltre i 12-14 anni) l’apprendimento della tecnica è più facile dal punto di “vista cognitivo” perché si comprendono meglio i compiti motori, ma può esserci difficoltà nell’apprendere i movimenti più semplici a causa della minore plasticità/adattabilità del tessuto nervoso; le difficoltà sono comunque transitorie e finiscono con l’inizio dell’adolescenza.
  • L’egocentrismo (rapporto “io-palla” molto forte) tipico delle fasi precoci permette di apprendere più velocemente alcuni fondamentali come la conduzione e la protezione della palla, mentre per il passaggio può esserci un leggero ritardo.
  • Ambidestrismo: l’inserimento analitico dell’allenamento del “piede debole” può avvenire solamente quando si è appresa con sufficiente precisione la tecnica con il piede forte (dominate).
  • Gli elementi tecnici che richiedono una certa forza muscolare (Tiro da lontano e Passaggio lungo) sono allenabili solamente quando si assisterà ad un incremento marcato di questa qualità (pubertà, 12-13 anni)

N.B.: i punti sopra citati, possono considerarsi come generici, “standard”, e devono essere adattati alle varie condizioni che un allenatore può trovarsi (anni di esperienza dei calciatori, livello medio, programmi medio/lungo termine, ecc.).

Tiro in porta

È importante introdurre il prima possibile l’abitudine a colpire con il collo del piede tenendo la “caviglia rigida”; di seguito si insegnerà a colpire la palla in movimento e successivamente sotto pressione temporale (presenza di un avversario, del portiere in uscita, ecc.). La precisione deve essere stimolata parallelamente alla capacità di “vedere” la porta/portiere/avversari. L’utilizzo del piede debole deve essere incoraggiato sin da subito, ma l’allenamento analitico deve essere affrontato quando è stato consolidato lo schema motorio relativo al piede dominante. Il tiro è sicuramente il fondamentale che, anche tra gli adulti, viene meno effettuato con il piede debole; allo stesso tempo è un gesto effettuato sotto grande pressione degli avversari ed in regime di rapidità. Ne consegue che grossa importanza riveste l’allenamento del saper calciare con il piede debole e in situazione di pressione temporale. Per approfondire, leggi il nostro articolo sul tiro in porta e preparazione atletica (seconda parte).

Conduzione della palla

Insieme al Tiro è il fondamentale che più va incontro alle esigenze dei bambini (egocentrismo), quindi ha una precoce allenabilità; nonostante questo, la didattica di questo fondamentale è molto lunga e si esaurisce solamente con l’annata dei Giovanissimi.

La prima tappa consiste nel saper guidare liberamente la palla in forma ludica (partite, 1c1, giochi coordinativi, ecc.) per acquisire la corretta ritmica (coordinazione) ed abituarsi ad utilizzare tutte le parti del piede.

La seconda tappa è quella di essere in grado di proteggere la palla frapponendo il corpo tra palla/avversario. Parallelamente inizierà lo sviluppo analitico e l’utilizzo del piede debole. La didattica dello sviluppo analitico consiste nell’impostare 3 varianti alla conduzione/protezione della palla:

  • Gestione della palla sotto il corpo e finte
  • Cambi di direzione
  • Conduzione rettilinea

L’ultima tappa prevede il padroneggiamento di tutte le varianti nei vari contesti tattici tipici del calcio a 11; ad esempio, nella stessa azione, riuscire ad effettuare correttamente “stop, protezione e inizio conduzione della palla con il piede più lontano dall’avversario”. Purtroppo la ricerca precoce del gioco collettivo nei settori giovanili (legato spesso all’obiettivo spasmodico del risultato), porta a trascurare questo fondamentale con la conseguenza di avere giocatori, da adulti, meno abili nell’1c1, in particolar modo nei settori dilettantistici. A questo link puoi trovare diverse strutture esercitative per la guida della palla. Leggi anche la didattica della protezione della palla (seconda parte).

Passaggio e ricezione

È il fondamentale che nei primi anni di scuola calcio si trova maggiore difficoltà ad insegnare a causa dell’egocentrismo (tendono a rapportarsi direttamente con la palla escludendo i compagni) dei bambini nelle prime classi elementari e per la difficoltà tecnica nel “dominare la palla” a quell’età. Essendo un fondamentale con una certa componente collaborativa, nella prima fase della didattica è possibile insegnarlo sia con “giochi di precisione” (in cui lo scopo è quello di colpire bersagli tirando il pallone con i piedi da varie distanze) che “giochi collaborativi” in cui si utilizzano prevalentemente le mani, eliminando quindi la difficoltà della gestione “tecnica” della palla (ed inserendo i concetti rudimentali dello smarcamento, come il riconoscere e sfruttare gli spazi vuoti).

Dalla categoria Pulcini si potrà cominciare a focalizzarsi sulla capacità di discriminazione tra le varie opzioni tecnico/tattiche (passaggio/conduzione) oltre che cominciare a lavorare in maniera analitica con il piede debole. Man mano che migliora la capacità coordinativa riguardante “la discriminazione delle distanze e delle traiettorie” si può inserire il “passaggio lungo”.

Dagli Esordienti la tecnica del passaggio sarà sempre più in funzione della tattica e man mano che incrementa la forza muscolare si allungheranno le distanze e le traiettorie dei passaggi lunghi fino a completare la didattica nella categoria successiva tramite i cross analitici e i cambi di gioco nel campo a 11 giocatori. Puoi trovare diverse strutture esercitative per il passaggio e ricezione della palla a questo link.

CONCLUSIONI

Il discorso sulle “Fasi sensibili della tecnica calcistica” affrontato nei nostri 2 articoli spero abbia stimolato tecnici e istruttori a riflessioni e approfondimenti sull’argomento. Volevo solamente ri-focalizzarmi sul concetto di “allenabilità”: quando si parla di “fase/i sensibile/i di una certa qualità” (coordinativa, condizionale o tecnica) non significa che tale qualità debba essere allenata solamente in quella fase della crescita, ma che

in tale fascia d’età gli stimoli allenanti trovano particolare risposta positiva al training e il trascurarla in quella fase dello sviluppo preclude la formazione completa del calciatore.

Infatti, le varie “doti” che l’atleta acquisisce nella propria crescita vanno comunque mantenute per tuta la carriera calcistica.

Ovviamente non è nostra intenzione esser esaustivi sull’argomento, ma dare indicazioni che permettano (grazie alla competenza, alla creatività e all’intuito di ogni allenatore) a chi è in contatto con i giovani calciatori non solo di “trasmettere abilità”, ma anche di “far acquisire competenze”! Saremmo contenti di ricevere commenti, consigli, critiche ed eventuali richieste di approfondimenti per poter fare una “terza parte” di questo articolo con le vostre riflessioni ed interventi. Scrivete pure al mio indirizzo e-mail o direttamente nel blog.

Se sei interessato, puoi trovare anche le fasi sensibili relative alla progressione che va dall’1c1 al 3c2 (seconda e terza parte).

Autore dell’articolo: Melli Luca, istruttore Scuola Calcio A.S.D. Monticelli Terme 1960 e preparatore Atletico AC Sorbolo (melsh76@libero.it)

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